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I^ V.O.C. - VeLista Offshore Cup

Trofeo "Vela d'Oro"

Viareggio - Bastia

24-25 maggio 2002

Nell'inverno 2001 la mailing list VeLista era in fermento. Dopo due edizioni del campionato italiano "VeListi in Blu Sail", a Rimini, con regate a bastone, si stava cercando di organizzare qualcosa di diverso: la partecipazione ad una regate "lunga", una regata off-shore. L'organizzazione di una simile manifestazione non è semplice: occorrono barche simili, meglio se monotipo, percorsi, sicurezza, assistenza e così via. L'unica soluzione era l'organizzazione della "nostra" regata all'interno di una manifestazione già esistente, dalla quale avremmo potuto ottenere una classifica limitata alle nostre barche. L'occasione ci venne dal trofeo "Vela d'Oro", che si correva tra 24 ed il 26 maggio 2002 con precorso tra Viareggio, Bastia e Livorno.

Per me sarebbe stata la prima traversata in Mediterraneo e la prima regata notturna. Colsi l'ocasione al volo. Grazie al "solito" Mauro Fornasari, che nel frattempo è diventato uomo di punta di Beneteau Italia, si sono trovate quattro barche da noleggiare agli altrettanti equipaggi che nel frattempo si erano formati. Il criterio di suddivisione degli equipaggi è stato quello "geografico": un equipaggio veneto-romagnolo, uno adriatico, un equipaggio laziale-campano, un equipaggio lombardo-piemontese.

Come novarese vengo, ovviamente, inserito nell'equipaggio lombardo-piemontese che verrà così composto: capobarca Guido Pisapia, poi Giorgio Furla, Lavinia Antico, Rodolfo Lanocita, Marcello Bergami, Lorenzo Gambarini ed io. L'equipaggio si dimostra da subito molto affiatato nelle diverse cene di preparazione della regata. Sappiamo che le barche a disposizione sono dei magnifici Benetauo First 35.7 nuovissimi, con base a Salivoli, vicino a Piombino. Constatati gli impegni del gruppo, decidiamo che i due trasferimenti li effettueremo con equipaggio ridotto, Guido, Giorgio ed io, mentre il resto del gruppo ci raggiungerà per la partenza a Viareggio e, purtroppo, ci lascerà dopo l'arrivo a Livorno. Inoltre ci viene comunicato il nome di quella che sarà la nostra barca: è molto promettente: "Be First".

Il mercoledì precedente la regata passo con il mio "camion", come Giorgio ha ribattezzato la mia monovolume Toyota Pic-Nic, a prendere a Milano Giorgio e Guido e poi via, con destinazione Salivoli.

Giunti a Salivoli troviamo le barche: nuove, splendide. Decidiamo di non partire in serata ma di aspettare il giorno successivo per effettuare il trasferimento. Infatti abbiamo tutto il giovedì a disposizione, duo opzioni per il porto di arrivo: Viareggio se tutto va bene o Livorno per poi completare il venerdì mattina le ultime miglia fino a Viareggio. Inoltre possiamo aspettare i componenti degli altri equipaggi, conoscersi e scambiare quattro parole.

La mattina di giovedì partiamo da Marina di Salivoli. Il tempo non è bello, il cielo è coperto ma non piove. Il vento proviene da Sud, Sud-Ovest. Venti nodi, qualche volta toccherà i venticinque. Issiamo la randa, poi srotoliamo il genoa. La barca, 36 piedi, si comporta un po' come un derivone: nonostante la sua stazza e sensibilissima alla distribuzione dei pesi ed al timone. Veniamo sospinti dal vento, di lasco. La barca è performante davvero, viaggia bene ed ha una notevole propensione ad andare alla straorza.

Passiamo molto al largo delle secche di Vada, ci godiamo lo spettacolo di due F-104 che volano radenti sul mare, sembra quasi che ci tocchino l'albero. Nel pomeriggio passiamo davanti a Livorno. Decidiamo di proseguire fino a Viareggio. Attraversiamo le secche della Meloria, vediamo lo scoglio con la torre e all'imbrunire siamo davanti al porto Viareggio. Io lo considero un po' una mia seconda casa: lo conosco bene grazie all'amico Sandro Baroni che da qualche anno mi ospita in barca tutte le estati e grazie al fatto che passo le vacanze a non più di quindici chilometri. A Viareggio Sandro ci aspetta ma ...... ci aspetta anche un'acquazzone coi fiocchi. Imperversa proprio al momento dell'ormeggio. Ci bagnamo .... parecchio. La sera cena al ristorante "Barco Bestia". Tutto a base di pesce, ed io sono allergico .... la peggiore cena che io ricordi: venticinque euro per mangiare un'insalata mista ed un piatto di trenette al pesto. Poi tutti a nanna: l'indomani è il gran giorno.

La mattina di venerdì ci raggiungono Lavinia, Rodolfo e Marcello. Purtroppo Lorenzo ha dei grossi problemi familiari e non può venire. Peccato davvero. Lasciamo Viareggio ed andiamo sull'allineamento di partenza. Io mi occuperò delle procedure, Giorgio timonerà la partenza. Ho al collo la macchina fotografica di Giorgio con la quale scatterò un centinaio di foto alle barche che ci circondano. Lo spettacolo è magnifico. Giorgio parte davvero bene, tempestivi e liberi da tutti. E' un'emozione splendida. Prima che le Apuane scompaiano all'orizzonte dietro di noi, siamo in vista dell'isola di Gorgona. Scegliamo la rotta a Nord. Dobbiamo passare l'isola a più di tre miglia in quanto lo spazio è interdetto alla navigazione in quanto Gorgona è sede di un penitenziario di massima sicurezza.

Intanto il sole tramonta ed il mare si incendia di rosso. Le onde ricordano le colline piemontesi viste da un'aereo. Sono emozioni irripetibili. comincia a fare freddo. Il buio comincia a scendere ma una splendida luna piena crea riflessi indescrivibili sull'acqua. Vediamo il faro di Capo Corso. Lo vedremo per ore senza raggiungerlo. Cominciamo a pensare ai turni, Guido, Rodolfo ed io faremo il primo. Vicino a Capo Corso prendiamo i "soliti" rinforzi di vento e mare. La barca diviene dura, nervosa, prima di ridurre randa proviamo a rollare un po' di genoa. La barca si stabilizza. Venticinque nodi, qualche raffica a trenta. Io comincio ad avere sonno, ad essere stanco. Mezzanotte, Marcello fa il punto nave. Mancano meno di venti miglia all'arrivo. Vento e mare ritornano a condizioni tranquille. Cominciamo a scherzare, manca poco all'arrivo, pensiamo svegliare i compagni che dormono solo dopo aver tagliato l'arrivo ma ...... di colpo il vento crolla. A 12 miglia da Bastia siamo in una bonaccia totale. Il "presepio" delle barche sul mare piano piano si va a ricompattare. La luna illumina gli scafi bianchi che ormai sono a portata di voce. Dietro a noi "Zazà" la barca del mio amico Mauro Fornasari, veramente un grande velista. L'equipaggio di "Be Fisrt" è indeciso su cosa fare ..... si decide: proverò ad inventare qualcosa io.

Un "marinaio di lago", bistrattato esempio di marineria, considerato da molti velisti come appartenente ad una serie cadetta, che sia il momento della riscossa ??? Com me un'altro "lacustre", Rodolfo, che sarà l'unico, oltre a me, in quella notte a non scendere sottocoperta. Sul lago le regate si vincono anche così, "annusando" il vento, se porta odore di terra o di alberi, guardando l'acqua e i riflessi della luna.

Chiedo silenzio a tutti, non voglio che le barche che mi stanno dietro possano copiare le nostre manovre. Sono teso come una corda di violino. So che un'errore tattico in questo momento significa rischiare di andare fuori tempo massimo, significa rischiare la regata. Vedo che a terra c'è vento, ma ho paura. Resto abbastanza al centro del canale tra Capraia e la Corsica. Cerco di prendere ogni "macchia" di vento che la luna mi segnala, le vele vengono orientate a mano, quando superiamo il nodo di velocità sul log ci sembra di volare .... Sono in piedi, sul bordo della barca, a scrutare, annusare .... ed intanto il tempo passa. Sono ormai le sei di mattina. Comincio a capire di essere alla fine delle mie energie. Quando mi muovo non sempre ho la sensibilità, le gambe mi "scattano", faccio fatica a mantenere l'equilibrio. Guardo verso terra. Forse comincio a delirare. La costa della Corsica mi sembrano un po' le sponde ben note del "mio" Lago Maggiore. Il ripetitore sopra Bastia mi sembra un po' la statua del "San Carlone" di Arona, istintivamente cerco l'abitato di Meina. C'è anche la sagoma di una barca, è "Zazà". Ha passato la notte praticamente a qualche decina di metri dalla riva, per prendere meglio la brezza di terra. Ma i canaloni che caratterizzano la Corsica, che convogliano vento, quel vento che io mi facevo indicare dalla luna, nelle ultime miglia non ci sono. "Zazà" è fermo. Impiantato, ed anche noi. Non sappiamo chi sia davanti. Ma dal mare si vede una striscia scura. Vento, avanza, indietreggia, poi ci avvolge. Le vele si gonfiano e la barca si corica. Sei, sette, otto nodi. E "Zazà" è ancora fermo e, gardando la classifica, ci rimarrà ancora per un bel po'. I miei compagni mi lasciano il grande, grandissimo onore di tagliare il traguardo. La barra è pesante, la barca orziera, ma il momento è magico. Dalla radio arriva il messaggio "Be Fisrt, avete tagliato .... sono le 6:25 e 20 secondi". Primi. Per me è la prima volta che arrivo primo, è la prima volta che vinco. I miei compagni mi riconoscono il merito del piazzamento. Non fosse stato per la mia esperienza di marinaio "di lago", forse saremmo ancora in mezzo alla bonaccia. Trattengo a stento le lacrime per l'emozione. Subito dopo l'arrivo lascio il timone. Le dita delle mani faticano ad aprirsi. Sono stravolto. La prima regata è finita. Abbiamo vinto, in Classe 36.7, la Viareggio Bastia.